INFATTI FA COSI’ (di Paolo Nori)
In occasione del centesimo numero di Rat-Man e della RAT-CON, lo scrittore Paolo Nori ha pubblicato questo pezzo sul gironale Libero e, successivamente, sul suo blog:
http://www.paolonori.it/infatti-fa-cosi/
So che qui ci sono moltissimi lettori ed estimatori di Nori, per cui vi invito a visitare il suo blog, se ancora non lo conoscete. Mi ringrazierete O meglio, ringraziate lui! Per quelli che invece hanno un calo di zuccheri, ve lo incollo qui sotto. E grazie di cuore, Paolo!
INFATTI FA COSI’ (di Paolo Nori)
Rat-Man è un supereroe che, diversamente dagli altri supereroi, non ha superpoteri. Non può volare, non può vedere attraverso i muri, non può sollevare pesi, non può allungare le braccia e le gambe, non più prendere fuoco, non può rendersi invisibile, non può fare niente e infatti fa così, non fa niente. Ha un compagno di avventure che si chiama l’intoccabile Piccettino, e è un orsacchiotto con un bottone al posto di un occhio che deve il suo soprannome a un terribile segreto, una caduta nella tazza del vater, con Rat-Man che, da fuori, gli dice «Oh, no, amico, resisti, ti getto una fune!». Ratman e Piccettino sono creature di Leo Ortolani, un fumettista pisano, parmigiano d’adozione, che viene celebrato a Parma in questi giorni con una mostra che inaugura oggi, 11 gennaio, in occasione dell’uscita del centesimo numero della rivista Rat-Man, uno dei più grandi successi dell’editoria del fumetto italiano di questi ultimi anni. Nella nota biografica che si legge nella quarta di copertina di Leo Ortolani Cuore di Rat-Man, monografia pubblicata da Andrea Plazzi per Coniglio editore nel 2004, si legge che «Ortolani, già nel corso delle scuole elementari, avvia una produzione incredibilmente precoce e prolifica, a cui attingerà costantemente nel corso degli anni». «Cioè io fin da piccolo, – ci ha confermato Ortolani, – rompevo i maroni. Cioè perché fare umorismo, spesso, vuol dire esser terribile. E c’era mia nonna che diceva “Ma basta. Ma perché?”. E non sapeva che io stavo affinando, insomma, la pratica dell’umorismo».
Leo Ortolani ci ha raccontato che fin da quando aveva quattro anni prendeva dei fogli, li divideva, proprio come una griglia, faceva delle storie di questo tipo: «Paperone e Paperino attraversano il mare su dei dinosauri e arrivano dall’altra parte. Fine». Questa non si è conservata, mentre si è conservata la successiva: «Un contadino ha questo piede con la formica che gli morde il piede. Fine». Queste erano le prime storie. Già nel settantacinque, quando di anni ne aveva otto, Ortolani ne ha scritta una con una trama un po’ più elaborata, si intitolava Il rapimento. Raccontava di uno che veniva rapito e lo mettevano in un pollaio però poi lo scoprivano seguendo le tracce delle piume di galline. Fine. Un ricordo singolare, della carriera di Ortolani, è la partecipazione a una delle ultime riviste di fumetti, rivista che si intitolava Futuro zero. «È durata tre numeri. – dice – Del resto, sai, ti intitoli Futuro zero. Ma loro intendevanoFuturo zero cioè cominciamo da adesso a costruire il nostro futuro: tre numeri. Non mi hanno neanche pagato ho detto guardate lasciamo stare. Già il piacere di poterlo raccontare come aneddoto negli anni seguenti», dice.
E invece lui, con questo supereroe che non è capace di far niente, ha messo in fila cento numeri, e oggi lo celebrano a Parma, con una mostra che si intitola Rat-Man: 100 di questi numeri, alla casa della musica di Parma, in piazzale San Francesco, alle 10 e 30; poi, nel pomeriggio, alle 16, all’Auditorium Paganini Ortolani (e con lui Marco M. Lupoi, Marcello Cavalli, e Stefano Bollani) incontra i lettori, e questo incontro si può seguire anche in diretta streaming dalle fumetterie di tutta Italia che hanno aderito e, se non ho capito male, si possono fare anche delle domande, in streaming.
Comunque tutto dipende, secondo Ortolani, da sua nonna, che, quando era piccolo, gli diceva «Ma basta, ma perché?». Se gli avesse detto «Ma che bravo, mi fai proprio ridere» avrebbe fatto il geologo, probabilmente.
[uscito sabato 11 gennaio 2014 su Libero]
ohmmioddio, ma quello a destra è Mike di Breaking Bad!!!!!!!!!!!! 😀
https://www.google.com/search?q=mike+breaking+bad&safe=off&espv=210&es_sm=122&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=xSnVUtCFFILMsQTOj4HoDg&ved=0CAkQ_AUoAQ&biw=1280&bih=922
E un pizzico di J-Ax non ce lo vogliamo mettere? 😀
Rapimento sembra interessante. Se ho capito bene, sono state le galline. Non è spiegato perchè. Fine. Inquietante. Praticamente Gli Uccelli di Hitch, ma senza Tippi.
Ma basta, ma perché?
Quando pubblichi questi capolavori?
Ti avviso che non vedo l’ora di leggere: “Il Frangimaroni” U_U
Fino a quando durerà la mostra a Parma?
Fino al 31 gennaio!
Bellissimo articolo.
Cos’ha in mano Paolo Nori? Son curiosa..
Conoscendolo, sarà un libro russo (e IN russo)
Grande Paolo! Avevo già letto il pezzo, ma è sempre un piacere ritrovarlo qui, nella tana del “lupo”!
E dopo quello che ho appreso, per quanto mi riguarda, la nonna di Leo avrà sempre la mia riconoscenza!
Beh, e comunque AUGURI LEO!!!
P.S. Poi perchè diavolo il grande Paolo continui a scrivere per quel giornalaccio non lo capirò mai, ma a lui non diciamolo che è piuttosto suscettibile su questa questione 🙂 Vabbè, il mondo è bello perchè è vario. Un Rat Saluto a entrambi!
Lo so che non c’entra un cazzo….però ti è mai venuta voglia di fare Rat-Man contro DeadPool? Considerando che Deadpool è pazzo ed ha le voci nella testa, mettendolo vicino a Rat-man ne verrebbero fuori delle belle.
Il fatto è che io non sopporto Deadpool…:(
Non voglio assolutamente passare per ipercritico…ma solo a me saltano agli occhi imprecisioni sintattiche,punteggiatura pencolante e ripetizioni stupidine?!? Ma che correttore di bozze hanno in quel “giornale”?
Per un evento come questo, pare proprio misero,come omaggio…. :((
Ehm, Giocher, io per carità di patria m’ero stato zitto. E per rispetto del padrone di casa continuiamo, coraggio. 🙂
Coraggio, sì. Ma ai neofiti, lo stile di scrittura di Paolo la fa, questa impressione. Ciò che è peggio è che ci fu un correttore di bozze che corresse davvero un suo articolo, anni fa.
Neofiti??? Vuoi dire che l’assenza di virgole, le ripetizioni inani e la costruzione delle frasi allegrotta e’ il suo stile??
….
Vado nell’angolino a farmi due minuti di vergogna, và..Cosa vuoi che ne sappia io! Son solo un umile e modesto bibliomane con una venerazione per la lingua italiana e una predilizione per la prosa di alta qualità, una collezione di prime edizioni e rarità editoriali della letteratura italiana degli ultimi tre secoli.
Devo proprio stare fuori.
E…? Si è suicidato dopo un paragrafo? 😛
Si ma cosa c’entrano i nani adesso?
Anche io ce l’ho con i netti ma non per questo li tiro in ballo!
Eh!
Scusa!
Dico io!
Ah ecco: tocca sempre a me fare il bambino col dito puntato sul re ignudo… E comunque, è proprio per rispetto del padrone di casa che ho reagito così alla lettura…
Un così raffinato estimatore della lingua italiana dovrebbe aver orecchiato, anche solo per sbaglio, dell’esistenza di una tecnica chiamata mimesi del parlato.
Ma forse lassù, nella torre, arriva solo la “prosa di alta qualità” (sarà merito dell’avorio).
“Ci sono più prose in cielo e in terra, Giocher, di quante ne sogni la tua filosofia”.
Scusa Andreeea, ma se avessi la compiacenza di leggere ciò che ho scritto, nulla di quello che ho avuto l’ardire di criticare riguarda la forma, cui tu con la mimesi fai riferimento.
Per me che sono una fan di Paolo Nori è un pezzo scritto in un italiano fin troppo corretto. Provate a leggere un suo romanzo e, se non pensate a quello che vi diceva la prof. di Italiano delle medie, scoprirete quanto sia divertente e liberatorio il suo stile. E si capisce anche che si tratta di un uomo di grande cultura e che il suo è uno stile di scrittura e non ignoranza. E comunque anche Joyce nell’Ulisse non è che abbia fatto tanta attenzione alla punteggiatura, eh!
Non me la sono presa direttamente con Nori, che e’ libero di scrivere nella maniera per lui piu’ opportuna,ma sulla resa di questo specifico articolo che ho trovato frettoloso e spento.
Punto.
Non volevo creare un dibattito sulle licenze poetiche nell’italiano moderno.
Scusate.
Ieri sera ho letto il numero 100. Non so neanche cosa dirti, caro Ortolani: è come quando prendi l’aereo per un viaggio molto lungo, e appena sei a bordo arriva lo steward (anzi: non lo steward, ma la hostess più gnocca della “crew”, una precisa a Sylvia Kristel in Airport ’80) che ti dice che si è verificato un overbooking in economy, si scusa per l’inconveniente a nome della compagnia aerea e ti propone di fare il viaggio in business class. E tu resti un po’ perplesso ma lo segui fino alla business (anzi: LA segui, con un sorrisetto ebete stampato in faccia e il pensiero fisso a Sylvia Kristel, ma in un altro film) e poi ti lasci sprofondare nella poltrona, prendi lo champagne che ti viene prontamente offerto (“Gradisce?”) e pure i salatini e la rivista patinata, stendi le gambe e poi guardi fuori dal finestrino e ti accorgi che sei già in volo… sopra le nuvole!
Addirittura! Ben gentile!:))
Ciao Leo, anche io voglio ringraziarti per questo numero speciale, il 99+1. L’ho comprato in fumetteria insieme alla maglia nera, che mi sfina e quindi mi toglie la panza (quindi 2 volte contento). Bello, triste, allegro, cupo e malinconico, un insieme di sensazioni incredibili.
Dovrò provare anche io, come suggerisci, a dare la lettura del gas in quel modo, sia mai… che pagherò di meno! Da amante dei fumetti Corno, io avevo tutto l’uomo ragno gigante (prima dell’avvento mamma-pulisce-tutta-la-camera, sigh…), e la cover della ristampa mi attira incredibilmente, poi mi darà l’oppurtunità di ricominciare da 1, quindi….
Grazie Leo!
Graazie a te!
Appena finito quindi perdona il tumulto.
Quando smetto di piangere di commozione lo rileggo, o forse no, perché da far rivivere per i prossimi 2 mesi è già molto forte così. Quando ci metti del materiale personale esplicito, che altrimenti sembra che il Topo non lo sia, mi diventi il Chaplin del fumetto. Che si ride e si piange insieme. Come con il libro sulle 2 bestie feroci. Per la certezza di aver incontrato un grande uomo, prima che un grande fumettista, anche se solo via carta e anche se fa di tutto per nasconderlo.
Per quanto riguarda il Gigante era da un po’ che mi chiedevo quando l’avresti fatto, ma evidentemente le piccole non avevano ancora cominciato scuole costose! 😀 Per quanto mi riguarda lo compreró soprattutto, ma non solo ovviamente, per il dietro le quinte, per scoprire sempre più pezzi di affascinante umanità.
Grazie di tutto!
Leo, sarebbe simpatico ( un pò dopo aver visto la foto in questo articolo, un pò dopo aver letto il numero 100) un articolo riguardante un bel “giro turistico” nel tuo studio. Tutti i vari angoli, i vari poster, i vari albi e le curiosità di dove lavori.
No aspetta aspetta!Cioè, come è finita poi la storia di Zio Paperone sui dinosauri?
Mica mi lascerete così…con questa suspence! Non ci dormirò.
Ciao Leo, sono un fan di vecchia data orgoglioso di aver tagliato assieme a te il centesimo traguardo. Tra l’altro ho apprezzato particolarmente questo numero, davvero ispirato e godibile, senz’altro il modo migliore per commemorare il lieto evento. Un grande abbraccio virtuale per tutti gli infiniti sorrisi che hai saputo strapparmi in questi anni.
Ma il progetto di un certo programma senza titolo? Mi son perso qualcosa?
Mmmmh…temo che al momento non se ne faccia niente…che è un po’ un classico, per le cose che mi riguardano…